Ci sono specifiche categorie di donne a rischio a cui viene prescritta la cardioaspirina, principalmente per la prevenzione di patologie placentari (ritardo di crescita, distacco di placenta, ecc.), e per ridurre la possibilità di nuovi aborti (si parla in questi casi di poliabortività o di aborti spontanei ripetuti).
Infatti, all’origine di questi problemi gravi, si pensa che siano implicati anche problemi della coagulazione o fattori che spingono verso l’infiammazione. Per questo, alle donne a rischio in gravidanza si consiglia un antiaggregante e antinfiammatorio.
L’uso della cardioaspirina in gravidanza, però, è un tema ancora caldo, e il dibattito è attualmente aperto. La comunità scientifica internazionale, infatti, ha discusso molto sull’efficacia di questo farmaco in varie situazioni, e ha concluso che certamente ci sono dei casi specifici in cui è utile, ma ce ne sono tanti altri in cui ci si chiede se serva davvero. Purtroppo è difficile giungere a conclusioni definitive, perché le condizioni in gioco sono tante, e i fattori scatenanti possono essere tanti e diversi.
Quando serve la cardioaspirina? Gli usi in gravidanza
Esperienza clinica e letteratura scientifica concordano nell’affermare che l’uso di cardioaspirina in gravidanza aiuta a evitare patologie placentari quali preeclampsia, ritardo di crescita fetale, morte in utero, distacco di placenta, e a ridurre il rischio d’aborto in donne che soffrono di una condizione chiamata sindrome da anticorpi antifosfolipidi o che, pur non avendo la sindrome, hanno comunque questi anticorpi.
Aspirinetta
In generale, si consiglia l’aspirinetta per tutte le donne a elevato rischio di preeclampsia, anche per cause diverse. Per essere davvero efficace, il farmaco va preso prima delle 12 settimane di gravidanza, o almeno entro le 16 settimane. Perché funzioni davvero, però, l’aspirinetta va presa il prima possibile: l’ideale è prima delle 12 settimane di gravidanza, e comunque al massimo entro le 16 settimane.
E questo perché la formazione della placenta avviene proprio nelle prime settimane di vita dell’embrione, ed è in questo preciso momento che bisogna agire.
Ma chi è davvero a rischio di preeclampsia1? Innanzi tutto, le donne che hanno avuto preeclampsia in una gravidanza precedente, e inoltre chi soffre di pressione alta cronica, di malattie renali, di alcune malattie autoimmuni come il lupus sistemico o la sindrome da antifosfolipidi, e di diabete.
Le Linee guida internazionali suggeriscono anche di fare attenzione ad alcuni fattori, che diventano preoccupanti se presenti contemporaneamente. Per esempio l’obesità, la gravidanza gemellare, il fatto di avere più di 40 anni, o di avere una storia famigliare di preeclampsia.
Deve essere unicamente il medico a prescrivere la cardioaspirina alla gestante; prendere l’iniziativa può essere molto pericoloso. Per esempio, chi non ha mai preso l’aspirina o sa di essere allergico all’acido acetilsalicilico non può ovviamente assumere la cardioaspirina: dovrà tenere informato il medico di ciò e affidarsi a lui/lei per trovare un’eventuale soluzione.
La ricerca si sta occupando sempre più di diagnosticare in modo precoce la preeclampsia, sviluppando test basati su proteine della placenta, che possono essere misurate attraverso un semplice esame del sangue. In alcuni ospedali questi test, che per il momento sono sperimentali, sono anche proposti durante il bi-test. Però, proprio perché ancora sperimentali, possono dare un’indicazione, ma non sono ancora completamente affidabili.
Poliabortività: l’aspirinetta risolve il problema?
Per anni è stata prassi prescrivere l’aspirinetta in modo automatico a tutte le donne che avessero avuto tre o più aborti. Non è detto, però, che il farmaco aiuti davvero, soprattutto se non si indaga a fondo per scoprire la causa di questi aborti.
La cardioaspirina infatti è efficace se gli aborti ripetuti sono associati alla presenza di anticorpi antifosfolipidi. Non serve, invece, se non si riesce a individuare una possibile causa di poliabortività. La si può certamente usare anche in questi ultimi casi, ma con cognizione di causa.
Gli effetti collaterali della cardioaspirina in gravidanza
L’aspirinetta ha anche, come ogni farmaco, degli effetti collaterali: per esempio il rischio di reazioni allergiche, di sanguinamenti, di distacchi di placenta, di emorragie del feto se bisogna procedere d’urgenza a un parto operativo e la cardioaspirina non è stata sospesa per tempo.
Per le donne che seguono percorsi di fecondazione assistita, anche per loro il farmaco è prescritto molto spesso, partendo del presupposto che queste donne abbiano di fondo qualche problema infiammatorio, ma in realtà andrebbe valutato caso per caso.
Altri effetti collaterali vanno a interessare non soltanto la sfera cardiocircolatoria o ematica, ma anche la funzionalità di reni e fegato, come il sistema nervoso, l’apparato respiratorio e la pelle.
Alcuni degli effetti collaterali segnalati sono l’insufficienza renale, cardiaca o epatica, vertigini, sordità o ronzio, anemia, epistassi o ipoprotrombinemia.
Possono verificarsi anche episodi di dispnea grave, rinite, angioedema, eritema nodoso o multiforme, colite, ulcere esofagee, ulcere gastriche o dispepsia.
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Cardioaspirina in gravidanza: quando smettere di assumerla e come assumerla
Bisogna subito interrompere l’assunzione del farmaco se si verificano reazioni allergiche (come l’orticaria), sanguinamenti vaginali ripetuti o perdita di sangue dal naso. Bisogna smettere anche in caso di placenta previa, cioè una placenta inserita nella parte bassa dell’utero, a coprire l’apertura dell’utero stesso.
Inoltre, il farmaco va sospeso se si dovesse rendere necessario un intervento chirurgico, qualsiasi intervento, anche un’appendicite, anche qualcosa di non legato alla gravidanza. L’aspirinetta va comunque sospesa un po’ prima del parto: almeno una settimana prima, ma per stare tranquilli alcuni preferiscono interrompere qualche settimana prima della data prevista.
Cosa fare se si dimentica di prendere la compressa prescritta, o se non si ricorda se la si è presa? In questi casi, meglio saltarne una – per un giorno non succede nulla, come per moltissimi altri farmaci – anche se è molto importante che la si assuma con una certa regolarità.
Quando, durante la giornata, assumere la compressa di aspirinetta? La scelta migliore è quella di assumere la compressa di cardioaspirina dopo i pasti, a stomaco pieno. In questo modo, si può fare in modo di evitare che l’acido acetilsalicilico vada a provocare danni alle mucose dello stomaco, andando a sviluppare ulcere gastriche.
Proprio perché la cardioaspirina attacca la mucosa gastrica, può capitare spesso che il medico possa prescrivere, insieme al farmaco, anche delle medicine che possano proteggere lo stomaco, ovvero dei farmaci gastroprotettori (leggi qui un approfondimento). Si tratta di medicinali a base soprattutto di pantoprazolo, da assumere una volta al giorno, a stomaco vuoto.
La cardioaspirina in gravidanza va assunta con un dosaggio di 100 milligrammi di principio attivo (acido acetilsalicilico) al giorno (di solito, una compresa), per tutto il periodo che sarà stabilito dal medico.
Tutte le informazioni contenute in questo articolo vanno comunque “prese con le pinze”; è importante ricordarsi che l’automedicazione è molto pericolosa, soprattutto in gravidanza, e che solo un medico può prescrivere la cardioaspirina e decidere dosaggio e modalità di somministrazione. Quello che vale per una donna, infatti, potrebbe non valere per un’altra: è bene valutare caso per caso come procedere alla terapia.
Esperto di salute del corpo, padre di tre figli. Ha dedicato la sua intera vita allo studio di soluzioni naturali per migliorare la salute e prevenire le malattie. Leggi la biografia completa.
Bibliografia
- preeclampsia – mayoclinic.org
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