soluzioni contro l'alopecia
Capelli

Alopecia androgenetica femminile e maschile: cause e trattamento

L’alopecia capelli è una condizione che si presenta negli uomini e nelle donne. La caduta dei capelli nelle donne ha un’incidenza minore e ha cause diverse rispetto a quella maschile, ma esiste. Stando agli ultimi dati, colpisce l’80% degli uomini e il 50% delle donne. Si presenta in forme diverse in base alla situazione.

Anche le zone colpite cambiano in base al sesso. Infatti, gli uomini sono più colpiti alle tempie e al vertice della chioma. Invece, le donne sono più colpite alla fronte, poi le calvizie femminili si estendono per tutta la chioma.

Ci sono tantissimi fattori che concorrono al diradamento dei capelli. Ecco quali sono e come funzionano i diversi tipi di alopecia. In più, passeremo in rassegna le migliori soluzioni secondo le recensioni online, per capire come risolvere e prevenire il problema.

Come puoi vedere, non sei l’unico che soffre di problemi di alopecia, ma per fortuna oggi esistono anche diverse soluzioni. Le migliori sono anche quelle più facili da usare, perché si usano prima di uscire di casa, così nessuno nota la differenza e la stempiatura.

Cos’è l’alopecia androgenetica

L’alopecia androgenetica è presente in diverse forme. C’è l’alopecia cicatriziale, che va a eliminare il bulbo pilifero e a eliminare così anche ogni possibilità di ricrescita dei capelli. Questo particolare tipo di alopecia può avere diverse cause. Quali sono?

  • Follicolite. Particolari tipi di follicolite possono lasciare una cicatrice al centro, che coinvolge anche il bulbo pilifero. In questo modo, diventa anche molto difficile recuperare la chioma;
  • Lupus eritematoso. La malattia è molto grave e a conseguenze anche per il cuoio capelluto. Il lupus crea rossore, infiammazione e desquamazione sulla testa. Per confermare una diagnosi così grave, serve una biopsia. Per fortuna, si tratta di rari casi;
  • Lichen plano pilare. Nel cuoio capelluto si mostrano delle piccole chiazze rosse e atrofiche. Quindi, in quelle zone non si riesce a sviluppare l’attività del bulbo pilifero;
  • Alopecia frontale fibrotica. Si tratta di un tipo di alopecia che porta alla stempiatura nelle donne. Si sviluppa dopo la menopausa. Colpisce l’attaccatura frontale dei capelli, le sopracciglia e anche i peli sulle braccia.

Quali sono le altre forme di alopecia?

sintomi dell'alopecia androgenetica

L’alopecia cicatriziale non è l’unica. In generale, l’alopecia androgenetica prende il nome da quella maschile. Infatti, andro dipende dagli ormoni maschili, chiamati appunto androgeni in base alla parola greca. Invece, la parte -genetica si riferisce al fatto che si tratta di una degenerazione dei bulbi piliferi.

In particolare, a scatenare questa reazione nell’uomo ci sarebbe non solo una diminuzione del testosterone, ma un aumento di un derivato, il diidrotestosterone. L’ormone si forma anche nelle vicinanze dei bulbi piliferi per via di un enzima, che si chiama 5 alfa reduttasi.

Un altro fattore, secondo gli esperti, è una riduzione delle SHGB1. Si tratta di proteine di trasporto degli androgeni nel sangue. Infine, c’è la riduzione delle aromatasi follicolari, che convertono il testosterone in estrogeni.

Purtroppo, più si sviluppa il diidrotestosterone o l’enzima, più si indebolisce il bulbo pilifero. Queste cause vanno a incidere direttamente sul funzionamento del bulbo pilifero, ma come funziona questo elemento in condizioni normali?

Il bulbo pilifero permette ai capelli di crescere sottopelle. In generale, la vita di un capello varia dai 2 ai 6 anni. Dopo questo periodo di crescita, il bulbo pilifero smette la produzione e il capello resta lì per qualche mese. Infine, dopo un massimo di 6 mesi dopo il completamento della crescita, il capello cade e il bulbo procede a creare un altro capello nello stesso punto.

Questo meccanismo dipende dagli ormoni. Di conseguenza, se degli ormoni ostacolano il lavoro del bulbo pilifero, la caduta dei capelli sarà irreversibile. Nelle persone che perdono i capelli per via dell’alopecia androgenetica si sviluppa un particolare gene, chiamato Gene AR2.

Secondo recenti studi, il gene AR va ad aumentare l’attività dei recettori androgeni nei follicoli piliferi. Questo avrebbe effetti poi per l’alopecia, ma non è ancora stato stabilito il nesso.

Le fasi del pelo

I capelli, come il resto dei peli, seguono un ciclo vitale. In particolare si riconoscono quattro fasi:

  • fase anagen. È la fase di crescita. In media, il capello cresce di un centimetro al mese. In condizioni di alopecia, la fase di crescita dura pochissimi mesi, dai 3 ai 5, invece dei 2-6 anni previsti in media. Per questo i capelli cadono prima;
  • fase catagen. Si tratta delle prime 2-3 settimane dopo la fine della crescita del capello;
  • fase telogen. È la fase di caduta del capello. Si parla di telogen effluvium quando c’è una caduta di capelli con una quantità superiore alla norma;
  • fase ketogen. È la fase di transizione da quando cade il capello a quando spunta quello nuovo.

Gli effetti dell’alopecia androgenetica

Gli effetti più comuni dell’alopecia androgenetica sono diversi in base al sesso. In entrambi i casi si perdono i capelli. In qualche caso, può esserci una desquamazione del cuoio capelluto e della seborrea. Non è detto che entrambe si manifestino insieme.

alopecia femminile come funziona

Gli stadi evolutivi dell’alopecia androgenetica

Quando si parla di alopecia e si va da un esperto per capire la propria situazione, un dermatologo utilizza delle scale di valutazione, che possono essere diverse in base al contesto in cui si opera. Quali sono le più utilizzate?

La scala di Hamilton

È usata soprattutto per gli uomini e prevede sette stadi. L’ideazione risale al 1951, ma fu rinnovata nel 1975 alla luce di nuovi studi. Ecco quali sono questi stadi.

  1. Nel primo stadio, c’è l’assenza di calvizie;
  2. Nel secondo stadio, c’è un lieve diradamento alle tempie;
  3. Al terzo stadio, il diradamento frontale inizia a essere evidente. C’è una fase avanzata del terzo stadio, dove si mostra un diradamento centrale evidente;
  4. Il quarto stadio mostra maggiore diradamento nelle stesse zone del terzo stadio;
  5. Al quinto stadio, il diradamento è ormai evidente;
  6. L’alopecia grave è il segnale inequivocabile di sesto stadio;
  7. All’ultimo stadio, i capelli sono solo vicini alle tempie, poco sopra le orecchie.

La scala di Norwood

La scala di Norwood è più utilizzata, perché prende il nome dal dott. Norwood, che nel 1975 evidenziò delle fasi intermedie alla scala di Hamilton che il primo scienziato non aveva preso in esame.

Il secondo stadio, infatti, mostra una seconda fase avanzata sulla fronte, che però non comporta un diradamento centrale. Questa fase viene chiamata 2A. Il terzo stadio, invece, ottiene due fasi intermedie prima del quarto stadio, il 3A e il 3V.

Anche il quarto stadio ottiene una fase intermedia 4A. Il quinto, invece, passa dalla fase 5A o 5V, che sono delle varianti. Gli stadi 6 e 7 non presentano cambiamenti.

La scala di Ludvig

La scala di Ludvig, invece, è in tre stadi e si utilizza soprattutto per le donne. Il diradamento parte dal vertice e poi si sviluppa nei tre stadi, fino alla forma più grave.

Alopecia maschile

L’alopecia maschile si presenta con un’accelerazione della fase di crescita e una riduzione della fase che vede il capello cresciuto e stabile. Questo causa un fusto del capello che è più sottile e corto rispetto alla norma. In più, con l’aumentare dell’età, il cuoio capelluto diventa sottile e lucido. Di conseguenza, questi capelli non spuntano.

In più, aumenta la distanza di tempo tra il momento in cui cade il capello e il momento in cui il follicolo costruisce il nuovo capello. In alcuni casi, un esperto potrà notare un follicolo che è assolutamente vuoto, anche se il capello precedente è caduto da un po’ di tempo.

Appartiene all’alopecia maschile anche la calvizia giovanile. Infatti, questa si sviluppa intorno ai 13 anni e, stando alle ultime ricerche, dipenderebbe dall’ormone dello stress.

Infatti, più l’adolescente è stressato, più avrò forfora e prurito. L’ormone dello stress stimolerà l’atrofia dei capillari intorno al cuoio capelluto. Il risultato è che la persona va a perdere i capelli anche da molto giovane. Per questo, nei casi più gravi, si usano degli antidepressivi da assumere fino ai 20 anni, ma solo un medico specialista può dare questa indicazione.

Infine, è molto importante ricordare che ci sono dei fattori di rischio, come l’uso frequente di operazioni che prevedono composti chimici – come tinta e decolorazione – che possono incidere sulla qualità del capello, riducendone la forza e il volume.

Gli esami diagnostici che sono necessari per la calvizia nell’uomo sono:

  • stress test o tricogramma;
  • test di laboratorio per evidenziare la presenza di altre patologie più gravi che provocano anche la perdita dei capelli.

Alopecia femminile

Anche per le donne è necessario il tricogramma. In genere, però, il diradamento avviene in età più avanzata. Un’anamnesi del quadro clinico e la possibilità di agire nell’ottica della prevenzione consentono di capire meglio qual è il problema a livello di ormoni.

Nella donna, il problema può essere l’ormone dello stress – il cortisolo – oppure l’uso di anticoncezionali o la menopausa. Nelle donne, quindi, si agisce a livello ormonale, con farmaci che vanno a riequilibrare i livelli dei singoli ormoni.

In questo modo, si riesce a ottenere una parziale ricrescita dei capelli, ma tutto dipende anche dalle condizioni della persona e da precedenti episodi in famiglia.

Le conseguenze psicologiche

Perdere i capelli è un problema serio dal punto di vista psicologico. Lo sanno bene gli specialisti, che hanno a che fare con pazienti che hanno il cancro e che perdono i capelli per via delle terapie farmacologiche che utilizzano. Infatti, molte persone considerano – anche nella società – questa condizione come una perdita di individualità, di come ci si vede nel mondo e di salute e gioventù. Di conseguenza, in tanti pensano di aver perso la propria bellezza o la propria sensualità, o ancora parte di se stessi.

Per i bambini che hanno una malattia grave, l’alopecia incide sulla percezione del mondo e di se stessi in modo indelebile, anche quando i piccoli guariscono. Nelle donne, invece, ci sono diversi meccanismi di autodifesa. C’è chi indossa una parrucca per sentirsi più forte, chi lascia le cose come stanno e chi lo fa anche come sfida nei confronti della malattia. C’è anche chi soffre di depressione.

Per gli uomini, invece, anche se è socialmente accettato, non sempre la situazione è facile. Infatti, soprattutto quando si è molto giovani, si perde l’autostima e si rischiano conseguenze anche a livello psicologico.

La cura dell’alopecia androgenetica

Non c’è per l’alopecia androgenetica una cura definitiva. Infatti, le soluzioni a livello di farmaci sono soprattutto ormonali. Proprio perché la crescita dei capelli dipende in gran parte dagli ormoni, si agisce sulle singole componenti. Ecco quali sono i medicinali più diffusi e come funzionano.

Il primo dei medicinali utilizzati per gli uomini è il Finasteride, usato in dose giornaliera da 1 mg. Infatti, ci sono soluzioni da 5 mg che vengono usati per combattere l’ipertrofia prostatica. Quando si interrompe la cura, purtroppo si perdono anche i benefici. Purtroppo, ci sono anche gli effetti collaterali. Infatti, in questo caso si riduce il piacere sessuale e la presenza di sperma nel liquido seminale.

Un’alternativa è il Minoxidil, valido anche per le donne. Si applica direattamente sotto forma di lozione e ha un effetto benefico anche contro la pressione alta. Stimola il bulbo pilifero e lo mette al lavoro. Anche in questo caso, però, l’effetto resta finché si completa la terapia e svanisce quando non si usa più il farmaco. Gli effetti collaterali sono: abbassamento di pressione, infiammazioni, arrossamenti e prurito.

Poi c’è l’Alfatradiol. Agisce direttamente sulla produzione dell’enzima 5-alfa-reduttasi. Rispetto ad altri farmaci simili, questo si mette direttamente sulla zona da trattale, come il minoxidil, ma il funzionamento è diverso. Infatti, i capelli non cadono più, quindi quella fase si ferma finché si usa il trattamento. Il farmaco, però, non sarà in grado di far ricrescere i capelli, ma permetterà di tenere e di rendere più forti solo quelli già presenti.

Sempre per la calvizia per gli uomini, il triamcinolone si applica direttamente sulla zona da trattare per circa due volte a settimana, mai superando la dose massima di 75 mg. Si utilizza soprattutto contro l’alopecia areata.

Infine, la sulfasalazina va a rispondere alle esigenze di chi ha prurito e bruciore legati alla risposta immunitaria quando si perdono i capelli. Infatti, è considerato un farmaco antinfiammatorio e immunomodulatore, cioè che modula l’azione del sistema immunitario. Si usa quando l’alopecia areata si verifica come risposta autoimmune. Di solito succede quando si perdono i capelli per via del forte stress e si è già soggetti a risposte immunitarie estreme per via di allergie o intolleranze.

Anche la fitoterapia offre diverse soluzioni per chi soffre di alopecia. Infatti, si utilizzano i benefici di piante naturali applicate direttamente sotto forma di shampoo o di impacchi. In particolare, la fitoterapia considera importanti per il benessere della persona che soffre di alopecia: ortica, timo, olmo, quillaja saponaria, rosmarino, capsico, bardana e noce.

Questi elementi si possono trovare spesso anche negli shampoo naturali o solidi e sono pensati per i capelli secchi e sfibrati, che tendono a cadere. In questi casi, non ci sono orari o modalità di trattamento specifiche, ma solo l’utilizzo di una maschera o di shampoo specifico rigorosamente bio 2-3 volte alla settimana.

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Per l’alopecia androgenetica femminile le cure esistono, ma anche in questo caso non sono definitive. Infatti, ci sono i cosiddetti anti-androgeni, che agiscono direttamente sugli ormoni e che si usano nella zona dove si stanno perdendo i capelli. Ne esistono di due categorie.

La prima categoria è quella dei farmaci a uso topico, cioè quelle che si applicano direttamente sulla zona, come il minoxidil. C’è anche l’estrone solfato. Infine, appartengono alla stessa categoria anche le soluzioni idroalcolichedi progesterone naturale e derivati. Ultimo, ma non ultimo, è l’acido azelaico, che elimina la 5-alfa-reduttasi, enzima responsabile della perdita dei capelli.

La seconda categoria è quella dei farmaci a uso sistemico. Tra questi spicca lo spironolattone. Può essere usato da solo, oppure con un estroprogestinico. Si usano insieme per garantire la contraccezione, tra il 16esimo e il 25esimo giorno di ciclo. Purtroppo, anche lo spironolattone ha i suoi effetti collaterali, come amenorrea, mastodinia a cloasma. Anche in questo caso, quando si termina con la terapia, anche i benefici vanno via.

La soluzione più frequente per le donne, soprattutto per chi ha un’alopecia localizzata, è quella di usare una compinazione di estrogeni e di protestinici, che agiscono direttamente sull’attività ormonale per favorire la crescita dei capelli. I più utilizzati in combinazione sono l’etinilestradiolo e il ciproterone acetato.

Le cure che possono portare all’alopecia

Alcune cure specialistiche possono comportare anche la perdita dei capelli. Purtroppo, non ci sono soluzioni. In questi casi non basterà un integratore per risolvere il problema, ma sarà necessario continuare a combattere e, magari, indossare delle parrucche per sentirsi meglio e affrontare con slancio la sfida per la vita. Ecco quali sono le terapie e le cure che possono causare la perdita dei capelli e perché hanno questa conseguenza.

La chemioterapia

La chemioterapia ha l’obiettivo di evitare la crescita delle cellule tumorali. Purtroppo, però, la sua azione è generalizzata, quindi rischia di attaccare anche le cellule sane, tra cui quelle dei capelli. Dopo un ciclo di sedute di chemioterapia, anche se vedono migliorare le proprie condizioni di salute, purtroppo molte persone riscontrano una perdita dei capelli davvero notevole. In più, passa moltissimo tempo da quando cade il capello alla sua ricomparsa.

Infatti, moltissime persone guarite riescono poi a vivere una vita normale, ma in rarissimi casi i pazienti perdono la possibilità di ricrescita dei capelli. Non tutti i farmaci che si usano in chemioterapia danno però questo effetto. Infatti, in alcuni casi il fenomeno è lieve, mentre in altri può coinvolgere anche ciglia e sopracciglia, in base al tipo di trattamento e alla persona.

Di solito, i capelli iniziano a cadere dopo qualche settimana dall’inizio delle terapie. Solo in pochissimi casi il fenomeno si presenta dopo pochi giorni. I sintomi sono inequivocabili. Oltre a svegliarsi con diverse ciocche di capelli sul cuscino, si assiste a ciocche che restano direttamente sul pettine in gran quantità, quindi non è possibile non accorgersene. È anche vero che un oncologo informa subito la persona sulle conseguenze.

Purtroppo, in questi casi c’è anche il dolore, perché il cuoio capelluto rimane scoperto velocemente. Si può sentire quindi dolore e bruciore alla testa. Nella maggior parte dei casi, la chioma ritorna dopo 3-6 mesi dal trattamento, prima con capelli sottili, poi con una chioma più folta. Infatti, si va a seguire la crescita normale del capello dal follicolo man mano che si sviluppa il tutto.

La radioterapia

La radioterapia usa una bassa concentrazione di onde radioattive per poter combattere il cancro. Purtroppo, anche in questo caso, possono essere colpite le cellule sane, come può avvenire per i follicoli dei capelli. Non succede sempre. Infatti, rispetto alla chemioterapia, la radioterapia si può utilizzare anche in sole zone specifiche del corpo. Per questo motivo, se si fa radioterapia alle gambe, per esempio, è molto difficile perdere i capelli, ma probabilmente si perderanno i peli.

In generale, questa modalità consente di ritornare a una chioma normale – anche se con capelli sottili e deboli – nel giro di sei mesi fino a un anno dall’ultimo trattamento. Nei casi in cui i capelli non ricrescono più, di solito ci sono delle perdite di capelli a zone, quindi non si perdono tutti i capelli, ma si hanno zone di alopecia localizzata.

Anche qui, prima che il trattamento inizi, lo specialista informa sulla possibilità di perdere completamente i capelli o solo una parte.

Terapie biologiche

Le terapie biologiche sono particolari farmaci che possono causare capelli più sottili e tendenti a strapparsi quando si pettinano. Di solito, questo avviene quando la terapia è di tipo ormonale, oppure quando interviene direttamente nei livelli di ormoni. Una volta completata la terapia, i capelli ricrescono come prima.

Come combattere l’alopecia mentre la curi

Mentre combatti l’alopecia, potresti aver bisogno di una soluzione lampo, che riduca l’impatto estetico. Infatti, nella società contemporanea non avere i capelli è sinonimo di vecchiaia e di poca cura verso se stessi.

Per questo esistono diverse soluzioni. Le donne possono usare delle parrucche nei casi più gravi, oppure delle lozioni in grado di coprire le piccole zone di diradamento se la situazione ancora lo permette, mentre si cura il problema.

Per le sopracciglia, invece, si può usare una matita o una soluzione semipermanente. In caso di zone con ampio diradamento, dove i capelli davvero non crescono più, allora si deve fare i conti con i raggi del sole.

Infatti, è importante avere a disposizione lozioni, oli o creme solari, che possono ridurre i danni dei raggi UV. Perdendo i capelli, infatti, la pelle appare completamente scoperta.

In ogni caso, è bene evitare tutto ciò che è aggressivo per i capelli e il cuoio capelluto, anzi, se è possibile sarebbe meglio avere particolare cura dei capelli rimasti non usando trattamenti che possono essere molto pesanti, come una tinta di un colore non naturale o con una base chimica.

Per evitare l’uso di farmaci, di terapie particolari o addirittura l’autotrapianto, oggi esistono soluzioni sotto forma di integratori naturali per capelli che possono migliorare l’aspetto dei capelli sottili ed evitare che cadano, anche se sono già avvenuti i primi diradamenti di lieve entità.

Alopecia androgenetica, i migliori prodotti per combattere le calvizie

Per l’alopecia la cura non è semplicissima. Per fortuna, esistono soluzioni naturali che aiutano a combattere il diradamento capelli e la calvizia. Queste soluzioni non sono valide per l’alopecia infantile, che, invece, va combattuta solo dopo essere passati dal pediatra. Infatti, nelle primissime fasi della vita, l’alopecia è assolutamente normale. Ecco per l’alopecia i rimedi migliori secondo le recensioni online.

Foltina plus

Foltina plus è una soluzione pensata contro la caduta dei capelli per gli uomini. Si tratta di una lozione per evitare la stempiatura nell’uomo o per combattere la caduta dei capelli in una fase iniziale.

La formulazione è naturale al 100% ed è valida da subito, ma per risultati più duraturi nel tempo e per evitare la caduta dei capelli definitivamente, combatte la caduta e stimola le rigenerazione dei capelli.

La calvizia giovanile si combatte fin da subito, con soli 5 minuti di trattamento al giorno, anche dopo la doccia. La lozione si applica direttamente e non va risciacquata. Grazie alla formulazione con L-arginina, il prodotto garantisce sull’efficacia e promette di evitare eventuali trapianti di capelli.

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Infultus

Infultus è un prodotto naturale che cura calvizie in uomini e donne. È molto semplice da usare. Basta applicare il prodotto all’attaccatura dei capelli spruzzando la giusta dose di prodotto con il pratico dosatore per ottenere dei capelli più forti e che si rigenerano più in fretta.

Il colore della composizione ha un effetto immediato di tipo estetico, molto importante contro l’alopecia femminile. Infatti, le donne potranno coprire la parte che ha un diradamento grazie all’effetto ottico del prodotto.

Nel frattempo, le fibre andranno a recuperare le zone con capelli diradati nelle donne, favorendo la ricrescita. La soluzione è ottima anche per gli uomini, visto che è molto semplice da usare.

Le recensioni online parlano di una soluzione molto naturale che non lascia residui o aloni. Oggi, sul sito ufficiale, c’è una promozione che difficilmente tornerà a disposizione!

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Bibliografia

  1. Gershagen, Sten. (1989). Human alternative exon I for SHGB related protein.
  2. Buchanan, Grant & Need, Eleanor & Bianco-Miotto, Tina & Greenberg, Norman & Scher, Howard & Centenera, Margaret & Butler, Lisa & Robins, Diane & Tilley, Wayne. (2009). Insights from AR Gene Mutations. 10.1007/978-0-387-69179-4_10.

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